Negli ultimi decenni si è assistito ad un importante arricchimento dell’armamentario terapeutico per il trattamento della sclerosi multipla (SM). In particolare, con l’avvento degli anticorpi monoclonali, abbiamo iniziato a utilizzare terapie preventive (disease-modifying drugs, DMDs) molto più complesse, caratterizzate da meccanismi d’azione diversi tra loro e spesso non ancora del tutto conosciuti, e di conseguenza a dover gestire eventi avversi sempre più complessi. Al fine di garantire un’assistenza altamente specializzata e specifica in termini di prevenzione e di corretta gestione degli eventi avversi, è stato necessario un ulteriore cambiamento culturale che prevedesse un approccio multidisciplinare mediante il coinvolgimento e la collaborazione attiva di molti specialisti, tra cui l’infettivologo. Contestualmente alla creazione di una rete di strutture dedicate che permettessero un’assistenza multidisciplinare qualificata e tempestiva, all’ampliamento dell’interconnessione dei Centri SM, è stato necessario produrre delle linee guida e raccomandazioni condivise sul tema della vaccinazione nei pazienti con SM (1,2). Nelle linee guida, sia italiane sia internazionali, si ribadisce la necessità di avere già alla diagnosi di malattia una fotografia chiara della situazione vaccinale del paziente e di effettuare, se possibile, tutte le vaccinazioni consigliate indipendentemente dalla terapia con DMD in programma. Questo permette di evitare sia di dover procrastinare in futuro il passaggio ad una terapia immunosoppressiva, sia di porre il paziente a rischio di sviluppare un’infezione potenzialmente prevenibile. Dopo un’iniziale difficoltà gestionale, in parte anche culturale, abbiamo acquisito familiarità e siamo stati più efficaci nel mettere in atto queste raccomandazioni; poi è arrivata la pandemia da SARS-CoV-2 (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2) che ha travolto e sconvolto la vita di tutti noi, sia dal punto di vista personale che professionale. È stato un po’ come arrancare in una scalata di un 8000 metri nella stagione invernale in assenza di ossigeno, senza sapere quale fosse l’equipaggiamento adeguato. Dopo essere rimasti “paralizzati”, più o meno precocemente e intensamente secondo la latitudine geografica, la comunità scientifica neurologica dedita alla cura della SM si è mossa velocemente, inizialmente basandosi su idee condivise e in seguito unendosi per produrre dati scientifici, che potessero supportare o confutare quanto inizialmente ipotizzato. L’ evento ha l’obiettivo di focalizzare le strategie da mettere in atto nell’ ambito dell’AUSL Romagna sia per sensibilizzare le persone con SM e i caregivers sul’ importanza delle vaccinazioni nella safety della terapia DMD, sia per stimolare l’organizzazione di percorsi definiti con access dedicati e di prossimità
Negli ultimi decenni si è assistito ad un importante arricchimento dell’armamentario terapeutico per il trattamento della sclerosi multipla (SM). In particolare, con l’avvento degli anticorpi monoclonali, abbiamo iniziato a utilizzare terapie preventive (disease-modifying drugs, DMDs) molto più complesse, caratterizzate da meccanismi d’azione diversi tra loro e spesso non ancora del tutto conosciuti, e di conseguenza a dover gestire eventi avversi sempre più complessi. Al fine di garantire un’assistenza altamente specializzata e specifica in termini di prevenzione e di corretta gestione degli eventi avversi, è stato necessario un ulteriore cambiamento culturale che prevedesse un approccio multidisciplinare mediante il coinvolgimento e la collaborazione attiva di molti specialisti, tra cui l’infettivologo. Contestualmente alla creazione di una rete di strutture dedicate che permettessero un’assistenza multidisciplinare qualificata e tempestiva, all’ampliamento dell’interconnessione dei Centri SM, è stato necessario produrre delle linee guida e raccomandazioni condivise sul tema della vaccinazione nei pazienti con SM (1,2). Nelle linee guida, sia italiane sia internazionali, si ribadisce la necessità di avere già alla diagnosi di malattia una fotografia chiara della situazione vaccinale del paziente e di effettuare, se possibile, tutte le vaccinazioni consigliate indipendentemente dalla terapia con DMD in programma. Questo permette di evitare sia di dover procrastinare in futuro il passaggio ad una terapia immunosoppressiva, sia di porre il paziente a rischio di sviluppare un’infezione potenzialmente prevenibile. Dopo un’iniziale difficoltà gestionale, in parte anche culturale, abbiamo acquisito familiarità e siamo stati più efficaci nel mettere in atto queste raccomandazioni; poi è arrivata la pandemia da SARS-CoV-2 (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2) che ha travolto e sconvolto la vita di tutti noi, sia dal punto di vista personale che professionale. È stato un po’ come arrancare in una scalata di un 8000 metri nella stagione invernale in assenza di ossigeno, senza sapere quale fosse l’equipaggiamento adeguato. Dopo essere rimasti “paralizzati”, più o meno precocemente e intensamente secondo la latitudine geografica, la comunità scientifica neurologica dedita alla cura della SM si è mossa velocemente, inizialmente basandosi su idee condivise e in seguito unendosi per produrre dati scientifici, che potessero supportare o confutare quanto inizialmente ipotizzato. L’ evento ha l’obiettivo di focalizzare le strategie da mettere in atto nell’ ambito dell’AUSL Romagna sia per sensibilizzare le persone con SM e i caregivers sul’ importanza delle vaccinazioni nella safety della terapia DMD, sia per stimolare l’organizzazione di percorsi definiti con access dedicati e di prossimità